Il mito del liscio perfetto: analisi dei trattamenti alla cheratina

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La ricerca di una capigliatura ordinata, lucente e facile da gestire accomuna moltissime persone. La lotta quotidiana contro l’effetto crespo, l’umidità e i ricci indisciplinati ha spinto l’industria cosmetica a sviluppare trattamenti professionali sempre più sofisticati, capaci di modificare l’aspetto della chioma per lunghi periodi. In questo panorama, i trattamenti a base di cheratina hanno guadagnato un’enorme popolarità, promettendo risultati quasi miracolosi. Tuttavia, attorno a queste procedure regna una notevole confusione, specialmente per quanto riguarda la stiratura permanente alla cheratina. Comprendere la reale natura di questi trattamenti, distinguendo i processi chimici irreversibili da quelli semi-permanenti, è fondamentale per valutare realisticamente benefici, aspettative e potenziali rischi.

Distinguere i trattamenti: cheratina e stiratura permanente

Nel linguaggio comune, si tende a raggruppare sotto lo stesso nome procedure che, in realtà, agiscono in modo diametralmente opposto sulla struttura del capello. È essenziale fare una distinzione chiara. Da un lato, esiste la stiratura chimica permanente, nota anche come “lisciatura termica” o, nella sua versione più celebre, “metodo giapponese“. Questo trattamento utilizza agenti chimici potenti (come il tioglicolato di ammonio o l’idrossido di sodio) per rompere in modo irreversibile i ponti disolfuro, ovvero i legami strutturali che definiscono la forma (riccia o mossa) del capello. La chioma viene poi “ricostruita” in forma liscia attraverso l’uso intensivo del calore. Il risultato è, di fatto, permanente: i capelli trattati non torneranno mai al loro stato naturale e si creerà un netto stacco con la ricrescita.

Dall’altro lato, ci sono i trattamenti alla cheratina, la cui variante più famosa è la stiratura alla cheratina brasiliana. Questi servizi non sono concepiti per rompere i legami chimici interni del capello, ma per agire in superficie.

Il meccanismo della stiratura alla cheratina brasiliana

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Il trattamento brasiliano, e le sue numerose evoluzioni, si basa su un principio diverso: quello del “rivestimento” e della sigillatura. La procedura prevede l’applicazione di una soluzione liquida, ricca di cheratina (la proteina strutturale di cui i capelli sono composti) e altri agenti condizionanti. Dopo l’applicazione, i capelli vengono asciugati e meticolosamente piastrati a temperature molto elevate (spesso oltre i 220°C). Il calore intenso non serve a rompere la struttura, ma a “vetrificare” la cheratina liquida attorno al fusto del capello, creando una guaina protettiva esterna. Questo film riempie le porosità, appiattisce e sigilla le cuticole sollevate e rende la superficie del capello uniforme e idrorepellente. È un’azione di coating, non di ristrutturazione interna, e per questo motivo il suo effetto è destinato a svanire nel tempo.

I benefici tangibili: oltre l’effetto anti-crespo

Il successo globale di questi trattamenti è dovuto ai risultati estetici immediatamente percepibili. Il beneficio principale e più ricercato è l’eliminazione quasi totale dell’effetto crespo. La chioma, schermata dall’umidità esterna, rimane composta e ordinata. I capelli appaiono istantaneamente più lucidi, setosi al tatto e visibilmente disciplinati, poiché la cuticola sigillata riflette meglio la luce. Un vantaggio pratico, spesso decisivo, è la drastica riduzione dei tempi di gestione quotidiana: l’asciugatura diventa molto più rapida e la messa in piega (sia liscia che mossa) richiede meno sforzo e meno calore, mantenendosi più a lungo. È importante sottolineare che, a differenza delle stirature chimiche, la stiratura permanente alla cheratina non mira necessariamente a un liscio rigido e “a spaghetto”, ma piuttosto a un controllo del volume e a un’ondulazione morbida e gestibile.

I rischi nascosti e la questione della formaldeide

Nonostante i vantaggi estetici, i trattamenti alla cheratina portano con sé considerazioni importanti relative alla sicurezza. La controversia storica, legata specificamente alla stiratura alla cheratina brasiliana originale, riguarda la presenza di formaldeide (o dei suoi precursori chimici, come il metilenglicole, che rilasciano il gas una volta riscaldati dalla piastra). La formaldeide è un agente sigillante estremamente efficace, ma è anche un gas irritante, un potente allergene e un composto classificato come cancerogeno certo per l’uomo dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). L’esposizione ai fumi durante l’applicazione ad alte temperature può causare irritazione severa agli occhi, alla gola e alle vie respiratorie, sia per il cliente che, in misura cronica, per l’operatore.

Oggi, le normative europee (come il Regolamento CE 1223/2009) sono estremamente severe e vietano l’uso della formaldeide come ingrediente nei cosmetici, consentendola solo a concentrazioni bassissime (inferiori allo 0,2%) come conservante. I trattamenti moderni, definiti “formaldehyde-free”, hanno sostituito questo ingrediente con altri agenti, come l’acido gliossilico.

Gestione e mantenimento: i risultati nel tempo

L’effetto di un trattamento alla cheratina non è permanente. La guaina protettiva applicata è, per sua natura, semi-permanente e si degrada progressivamente a ogni lavaggio. La durata media del risultato varia dai tre ai sei mesi. Questo intervallo dipende da molti fattori: la porosità iniziale del capello, la frequenza dei lavaggi e, in modo cruciale, la manutenzione post-trattamento. Per prolungare la vita del trattamento, è indispensabile utilizzare prodotti di detergenza specifici. Con il passare delle settimane, l’effetto disciplinante svanisce in modo graduale, evitando il netto e antiestetico stacco tra la parte trattata e la ricrescita naturale, tipico invece delle stirature chimiche permanenti.

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