Il campo magnetico al posto giusto: l’efficacia della Magnetoterapia

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L’adozione della magnetoterapia, specialmente quella a campi pulsati (CEMP), come terapia domiciliare ha conosciuto una rapida diffusione. La sua popolarità si fonda sulla natura non invasiva e sulla sua capacità di supportare i processi di guarigione, in particolare per le patologie osteo-articolari, dai ritardi di calcificazione all’osteoporosi. Eppure, l’efficacia di un ciclo di cura è spesso appesa a un filo, e quel filo non è la qualità della macchina, ma il suo utilizzo pratico. La preoccupazione più frequente di chi inizia un trattamento non è la tecnologia, ma l’applicazione. Comprendere per la magnetoterapia come posizionare i magneti, o meglio i solenoidi, non è un dettaglio tecnico; è il gesto fondamentale che determina il successo o il fallimento dell’intera terapia.

Il principio: attraversare l’area da trattare

I veri protagonisti della terapia sono i solenoidi, ovvero gli applicatori, spesso a forma di disco o integrati in fasce flessibili, che generano il campo magnetico pulsato. L’obiettivo del trattamento è fare in modo che l’area interessata dal trauma o dalla patologia sia completamente “immersa” nel raggio d’azione di questo campo. Il posizionamento deve essere quindi strategico. Per trattare un’articolazione circoscritta, come un ginocchio, un polso o una caviglia, la modalità più efficace prevede di posizionare i due solenoidi contrapposti, uno su un lato e uno sull’altro dell’articolazione. In questo modo si crea una sorta di “tunnel” magnetico che attraversa i tessuti in profondità, garantendo che l’intera zona riceva lo stimolo terapeutico.

La polarità e l’applicazione quotidiana

Una delle questioni che genera maggiore incertezza riguarda la polarità. I solenoidi moderni sono quasi sempre contrassegnati da una lettera (N), che indica il polo Nord, o presentano un lato liscio (quello terapeutico). Sebbene le indicazioni possano variare, la convenzione più diffusa assegna al polo Nord un’azione specifica antinfiammatoria, antalgica (contro il dolore) e decontratturante. Per questo motivo, è il lato Nord (N) quello che deve essere rivolto verso la pelle, a contatto con la parte da trattare. È importante sottolineare che i campi magnetici pulsati non vengono schermati dai tessuti molli o dagli indumenti; il trattamento può quindi essere eseguito comodamente sopra un pigiama o una tuta in cotone, senza perdere minimamente la sua efficacia. Questa facilità è essenziale per trattamenti complessi come la magnetoterapia per la schiena, dove i solenoidi vengono inseriti in fasce elastiche o in appositi materassini per coprire un’area vasta come la colonna vertebrale.

Il fattore tempo: pazienza e costanza

Il corretto posizionamento è la condizione necessaria, ma la magnetoterapia è una terapia “lenta”, che richiede pazienza. I suoi effetti sono biologici, non meccanici, e hanno bisogno di tempo per manifestarsi. Le sessioni, per essere efficaci, devono essere molto lunghe. Si parla, generalmente, di un minimo di due ore consecutive al giorno, ma per patologie degenerative o per favorire la calcificazione ossea, i protocolli medici possono richiedere anche sei o otto ore notturne. L’ideale è infatti svolgere la terapia durante il riposo, quando il corpo è nella sua fase rigenerativa. Proprio la necessità di cicli così lunghi, che possono durare ininterrottamente per 45, 60 o 90 giorni, è il motivo per cui molti scelgono di noleggiare magnetoterapia certificata. Questa soluzione permette di accedere a dispositivi professionali per il solo periodo necessario, con la certezza che le lunghe ore di trattamento, eseguite con un corretto posizionamento, stiano sortendo l’effetto desiderato.

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