I capelli non sono semplicemente un attributo estetico; rappresentano un’estensione dell’identità, un simbolo di salute e femminilità, e la loro perdita involontaria può segnare un momento di profonda vulnerabilità psicologica. Per i pazienti oncologici, l’alopecia indotta da trattamenti come la chemioterapia non è solo un effetto collaterale, ma la manifestazione visibile della malattia, un trauma che mina l’autostima e altera la percezione di sé. In questo contesto, una parrucca non è un vezzo, ma uno strumento terapeutico fondamentale per recuperare una parvenza di normalità. Le parrucche organiche, realizzate con capelli veri, offrono un risultato naturale impareggiabile, ma il loro costo è spesso proibitivo. È qui che si inserisce un gesto di solidarietà tanto semplice quanto potente: donare i capelli, un atto che trasforma una scelta estetica personale in un sostegno concreto e tangibile.
Comprendere il valore di questo dono richiede di andare oltre l’oggetto materiale. Per una persona che affronta un percorso di cura invasivo, la perdita dei capelli può essere devastante quanto la diagnosi stessa. Colpisce l’immagine pubblica, il modo in cui ci si relaziona con gli altri e con lo specchio. Una parrucca sintetica, sebbene più economica, spesso non riesce a restituire la stessa sensazione di comfort, naturalezza e traspirabilità di una parrucca organica. Quest’ultima, al contrario, permette gesti quotidiani come lo styling (entro certi limiti) e offre un aspetto che aiuta il paziente a non sentirsi etichettato dalla malattia, proteggendo la propria identità sociale e privata.
Il problema principale resta quello economico. La creazione di una parrucca organica è un processo artigianale lungo e complesso; i capelli devono essere selezionati, igienizzati, abbinati per colore e consistenza, e infine impiantati a mano, ciocca per ciocca, su una calotta leggera. Questo lavoro di alta manifattura può portare il costo finale a diverse migliaia di euro, una spesa che si aggiunge al carico, già pesante, delle cure. Le donazioni di capelli permettono alle associazioni specializzate di abbattere quasi totalmente questo costo, offrendo le parrucche gratuitamente, o a un prezzo calmierato, ai pazienti in difficoltà economica, restituendo loro dignità e un pezzo essenziale della loro quotidianità.
I requisiti: cosa serve per donare
L’intenzione di donare, sebbene lodevole, deve scontrarsi con requisiti tecnici molto precisi, stabiliti per garantire l’utilizzabilità dei capelli nel processo di fabbricazione. Il mancato rispetto di queste regole, purtroppo, rende la donazione inutilizzabile. Il fattore più importante e non negoziabile è la lunghezza. Sebbene ogni associazione abbia le sue specifiche, la misura minima richiesta raramente scende sotto i 25 centimetri. Alcune realtà, come la Banca dei Capelli, richiedono lunghezze decisamente superiori, arrivando a 40 centimetri, per poter realizzare parrucche destinate a progetti specifici. Questa misura si calcola sulla treccia o sulla coda tagliata, non sulla lunghezza totale del capello sulla testa, poiché una parte significativa viene persa durante la lavorazione.
Un altro aspetto fondamentale è lo stato di salute del capello. I capelli devono essere sani, non sfibrati o eccessivamente danneggiati da trattamenti. Questo non significa, però, che i capelli tinti o trattati siano automaticamente esclusi. Molte associazioni, come Un Angelo per Capello, accettano capelli tinti (con colorazioni uniformi), decolorati o con mèches, purché la struttura del capello sia ancora integra e forte. Altre realtà, come Tricostarc, sono più restrittive e preferiscono capelli naturali o con colorazioni leggere, escludendo quelli con forti contrasti come shatush o balayage. Un punto critico è rappresentato dai capelligrigi: la maggior parte delle associazioni non può utilizzarli, poiché la struttura del capello bianco non trattiene uniformemente le tinture necessarie per omogeneizzare il colore della parrucca. Fanno eccezione alcuni progetti specifici, come la Banca dei Capelli, che accetta donazioni con una percentuale di capelli grigi (fino al 40%) per la creazione di parrucche sale e pepe.
Il processo di taglio è altrettanto standardizzato. I capelli devono essere lavati accuratamente, asciugati perfettamente (l’umidità li danneggerebbe irrimediabilmente durante lo stoccaggio) e non devono essere trattati con prodotti di styling come gel, lacche o oli. Devono essere raccolti in una o più trecce (o code di cavallo), fissate saldamente con elastici a entrambe le estremità. Il taglio netto deve essere effettuato sopra l’elastico superiore. La treccia così ottenuta va conservata in una busta di plastica chiusa o in un sacchetto di carta, pronta per la spedizione.
Dove donare i capelli in Italia
In Italia non esiste un unico ente nazionale di raccolta, ma un panorama composto da diverse associazioni e organizzazioni non-profit specializzate, ognuna con le proprie regole e canali di distribuzione. È quindi imperativo, prima di procedere al taglio, informarsi direttamente sui siti ufficiali dell’ente prescelto per verificare i requisiti aggiornati. La domanda su dove donare i capelli trova diverse risposte valide.
Una delle realtà più strutturate è la Banca dei Capelli di Treviso, un progetto dell’associazione “Una Stanza per un Sorriso” Onlus di Altamura. Questa organizzazione si avvale di una rete capillare di parrucchieri affiliati, noti come “Saloni Solidali”, dove è possibile effettuare il taglio e ricevere assistenza. Sono noti per i loro standard elevati, richiedendo la già citata lunghezza minima di 40 cm.
Un’altra associazione molto attiva è Un Angelo per Capello, con sede a Bari e legata al progetto “Rapunzel” dell’Università di Bologna. Questa organizzazione richiede una lunghezza minima di 25 cm e accetta anche capelli trattati, purché sani, e indirizza le parrucche prodotte ai pazienti oncologici del territorio.
A Roma opera Tricostarc Onlus, che funge da centro di raccolta specializzato. Loro raccolgono, selezionano e igienizzano i capelli ricevuti, per poi destinarli ad altre associazioni e laboratori che si occupano della fabbricazione vera e propria delle parrucche. Come menzionato, sono tra i più selettivi riguardo ai capelli trattati chimicamente.
Infine, un canale importante è rappresentato dalla LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori). È fondamentale comprendere che la LILT non ha un programma di raccolta centralizzato a livello nazionale. L’iniziativa è demandata alle singole sedi provinciali. Alcune sezioni, come quelle di Milano, Genova, Bolzano e Padova, hanno attivato negli anni progetti specifici di raccolta, ma la situazione può variare. È quindi indispensabile contattare la sede LILT della propria provincia per sapere se un programma di raccolta è attivo e quali sono le modalità richieste.
La donazione dei capelli è un atto circolare, un gesto a costo zero che restituisce un senso di normalità e di integrità a chi sta combattendo una battaglia difficile. È la dimostrazione che ciò che per alcuni è superfluo, per altri può rappresentare la dignità.
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